Non ci vuole un chimico

Non ci vuole un chimico.
Saltare in aria è esperienza tangibile e viva di tutti, è rapido spostamento all’esterno di ogni minimo e piccolo intorno intimo, è disgregazione annullamento e proiezione. Un’esplosione non ha bisogno di presentazioni, è la prova reale della semplicità delle cose dal di fuori, una costellazione di incidenti e incendi e cose malchiamate con nomi che non sono i nomi propri degli oggetti delle persone delle situazioni, è il caos, punto, non ci vuole un chimico.

Ma l’esterno è semplice, è l’interno che è altro.

All’interno ci sono processi talmente complessi e potenti che ci vorrebbero i trattati, gli scienziati, i Nobel, i Rubbia, ma no macchè, neanche o forse non solo, basterebbe il cattivo col costume verde che si fa strada fra ouch e kaboom a spargere tasselli da ricomporre con pazienza lungo la strada, una strada che alla fine ci vuole un chimico, solo un chimico riesce da dentro a spiegare, perchè lui sa come funziona, lui sa come si innesca, lui sa i come e i perchè, lui lo sa di vita vissuta. Il chimico ha l’intima percezione della deflagrazione vista dall’interno e può dire cose sulle dinamiche impercepibili a partire dagli ingredienti, dalle singole componenti, dalle ricette sotto le nostre mani e oltre, fin su alle più enormi manifestazioni cosmogoniche dove l’esplosione finisce di distruggere e diventa creazione, dove si spoglia dell’inutile per conservare l’essenziale, dove è urlo vero di rinascita, metamorfosi e trasformazione.
Ma non è semplice, spiegare.
Spiegare non è banale e nemmeno breve, soprattutto.
Soprattutto se a esplodere non è il sole ma tu.
Soprattutto se l’innesco non è idrogeno ma prato.
E niente, bisogna spiegare.
Ci vuole un chimico.

(Prefazione al romanzo “Evitando di dirvelo” di Alessandro Cinelli – Ed. Smith&Laforgue 2012)
smithlaforgue.wordpress.com/

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